Gratitudine da una lacrima



"Pian piano,  passeggiando in spazi silenziosi sempre più dilatati,  ho sperimentato consapevolmente, come vivere in una realtà fatta di apparenza, risultando trasparenti." [cit.] 

Si sta perdendo la capacità ed il piacere di osservare: scovare dettagli inaspettati, che sanno rendere speciale una persona, un'esperienza. 

Questa grigia e replicante attitudine, offusca l’innata possibilità che gli esseri viventi hanno di meravigliarsi. La meraviglia spontanea e genuina che lasciano affiorare i bimbi, gli altri animali, è terreno fertile per la crescita di emozioni nutrienti, idee luminose, azioni generose e gentili. 

Intervenire rispettosamente, in una conversazione o durante una lezione e risultare puntualmente ignorati; 

chiedere qualcosa ad un collega o rispondergli garbatamente e ricevere, in cambio la prospettiva delle sue spalle; 

proporre un'idea, una ipotesi di soluzione ad un problema, in ufficio o in famiglia, in un gruppo sui social media, senza venire minimamente presi in considerazione; 

coinvolgere persone stimate in un progetto, senza ricevere alcuna risposta, senza l’opportunità di confrontarsi, senza aver modo di costruire e senza neanche sapere con chiarezza, se esiste il minimo interesse a farlo; 

esistere, anche consapevolmente, eppure percepire, di rimbalzo, una tangibile trasparenza.… 

Giorno dopo giorno, ci si guarda dentro, ci si spoglia di ogni eventuale presunzione, aspettativa, egocentrismo e ci si interroga, anche eccedendo nell’analisi microscopica di questo triste fenomeno…. 


Arriva poi quel momento in cui, una canzone, una frase di un libro, uno sguardo lasciato andare oltre il solito orizzonte, un odore antico e allo stesso tempo totalmente familiare, contribuisce a comporre il puzzle, fatto di pezzi d’anima, di diversa grandezza, colore e forma e si vede il quadro completo, realizzato con le sfumature dell’INDIFFERENZA, dell’EGOISMO, della SUPERFICIALITA’, dell’INVIDIA, del DISINTERESSE, il cui titolo potrebbe essere: TRASPARENZA 

e non invisibilità, perché nella trasparenza, vediamo l’altro da noi, ma lo ignoriamo, trafiggendolo. 

Questo appare. 

Quello che però conta e che fa la differenza, come amava ricordare un mio caro amico, è che 

tutto ha un senso intelligente”.   

La vita è per tutti cambiamento e il cambiamento implica separazione. La nascita, lo sviluppo, la pubertà, il distacco dai genitori, le relazioni affettive, la malattia, la menopausa, l’invecchiamento, la morte, ci impongono di fare i conti con l’esperienza dell’impermanenza

Il cambiamento è preannunciato da una crisi. Il termine ‘crisi’, di origine greca, oltre il significato di separazione, decisione, conflitto, giudizio, scelta e prova, indica OCCASIONE. L’impermanenza è lo stato NATURALE di tutto ciò che è: nulla è permanente, nemmeno il dolore fisico; tutto continua a mutare, tutto è passeggero. 

Invece di attaccarci in modo giudicante, occorre fermarsi, lasciar andare e osservare il mutamento. L’unica costante è il cambiamento. Ogni altra cosa è illusione, sia nel microcosmo che nel macrocosmo. 

Eraclito diceva che nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo. 

L’essere umano crea la propria sofferenza, non realizza e non accetta, anzi nega e giudica l’eterno mutamento e lo scorrere naturale delle cose, attaccandosi ad esse, agli oggetti, alle persone, ai concetti, al dolore e alla sofferenza, alle idee, a pensieri ed emozioni e alle situazioni. 
L’attaccamento è una tensione mentale, fisica ed emozionale, la cui naturale conseguenza è il dolore e la sofferenza. Per liberarsi dalla sofferenza l’essere vivente può accettare il fluire di tutto ciò che è, il cambiamento continuo che non è controllabile, ma solo attraversabile con consapevolezza. 

“La felicità comune è come la rugiada su una foglia d’erba: scompare molto rapidamente. Il fatto che svanisca, ne rivela l’impermanenza e la dipendenza da altre forze, cause e condizioni.” SS Dalai Lama 

L’impermanenza è la transitorietà dei fenomeni; è la vita che si determina scorrendo, nelle nostre esistenze: tutto è passeggero, tutto muta, niente è eterno. 

Credere alla permanenza di una sensazione, di un’emozione o di una relazione è illusorio e distorce la percezione della realtà, così com’è. L’accettazione di questa verità, o meglio la sua concreta e costante percezione, permette di cogliere l’essenza di ogni cosa, senza sforzo. Tutto è soggetto a cambiamento, a dissoluzione. Non accettarlo, resistere a quel cambiamento, combattere contro l’accadere delle cose, genera sofferenza, in tutte le sue forme: fisica, psicologica, sociale. 

Una delle strategie per liberarci dalla sofferenza, è accettarla per quello che è: prima non c’era, poi arriva, poi in qualche modo cessa. Anche la sofferenza, come ogni pensiero, come ogni bellezza, come ogni giovinezza, come ogni esistenza, come ogni forma animale o vegetale, come ogni inspirazione e come ogni espirazione, è impermanente. 

Un insegnamento del buddismo Zen recita: «Diventa uno con ciò che temi e smetterai di aver paura. Diventa uno con il dolore e smetterai di avere dolore. Tutto ciò che ci spaventa o ci ferisce, perde le proprie forze nel momento in cui smettiamo di combatterlo».

daniela rossini